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Birra fatta in casa: i consigli dei nostri esperti!

La birra è certamente una delle bevande alcoliche più diffuse in tutto il mondo. Le sue origini sono probabilmente databili intorno al settimo millennio avanti Cristo e si registrano nella storia scritta dell’antico Egitto e della Mesopotamia. La prima testimonianza chimica nota è datata addirittura intorno al 3500-3100 a.C.

Come è ben noto ai più, la birra è prodotta attraverso un procedimento di fermentazione alcolica, con ceppi di Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces carlsbergensis di zuccheri provenienti da fonti amidacee. Fra di esse quella nettamente più usate è il malto d’orzo: ovvero l’orzo germinato ed essiccato.

È bene considerare, però, che non solo il malto d’orzo può essere impiegato per fare una buona birra. Si può anche propendere per il frumento, il mais e il riso, solitamente combinati comunque con l’orzo. Ci sono poi altre soluzioni che prevedono l’utilizzo di piante più raramente impiegate nella realizzazione delle birre. Stiamo parlando della radice di manioca, del miglio sorgo in Africa, della patata in Brasile e l’agave in Messico.

Per chi decide di propendere per i cereali, è bene sapere che la produzione di birra si può fare, in linea di massima, con ogni tipo di cereale. Ci sono però delle accortezze da tenere. Il cereale impiegato deve essere preparato ad hoc, in modo che i suoi zuccheri diventino fermentabili. Come fare? Dipende dal caso. Ad esempio, in alcune circostanze (come per il mais) è sufficiente una semplice cottura. Diversamente, in altri casi si dovrà “maltare” il cereale.

Anche quando si parla di malto è bene definire alcuni paletti. Infatti bisogna ricordare che gli zuccheri presenti nei chicchi d’orzo non sono subito accessibili, bensì è necessario attivare precedentemente un enzima che parteciperà alla riduzione delle catene di zuccheri.

Kit per la preparazione della birra

Ok… ma come si fa? Semplice. L’operazione consiste nel far germinare i chicchi. Il processo si interromperà quando ci accorgeremo che l’attivazione enzimatica della germinazione è arrivata allo stato ottimale. Il composto così ottenuto viene denominato malto acerbo. A questo punto si procede alla cottura. In base al tipo di cottura eseguito si otterranno poi i differenti tipi di malto. Se, ad esempio, la cottura è fatta a basse temperature si otterranno dei malti chiari, chiamati anche lager o pale. Diversamente una cottura a temperature più elevate può portare a malti più scuri, fino a giungere ai malti neri. Si capisce facilmente, dunque, che il colore della birra stessa alla fine dipenderà dal grado di tostatura del malto.

Ma come si prepara una birra? È possibile fare una buona birra in casa? La risposta è SI! E il procedimento non è nemmeno troppo complesso. In più non sono richieste attrezzature troppo costose. Infatti la produzione casalinga di birra rispecchia, di per se e ovviamente molto in piccolo, la produzione industriale. Ci basterà acquistare un semplice kit ad hoc (vedi figura in alto) ed il gioco è fatto! Ovviamente nel nostro punto vendita troverete tutto il necessario e i nostri esperti a vostra disposizione.

Vediamo di seguito il procedimento, passo dopo passo.

 

COME FARE LA BIRRA IN 3 SEMPLICI PASSI:

 

Preparazione del mosto

In prima battuta il malto viene versato in un contenitore in plastica e mescolato con la dose consigliata di zucchero ed acqua. Così facendo si darà origine al mosto di malto.

 

 

Attivazione della fermentazione

Il secondo passo prevede l’attivazione della fermentazione. Di conseguenza dovremo aggiungere il lievito al mosto di malto. È questo infatti il processo che dà inizio alla fermentazione. Attenzione: questa fase è molto delicata e prevede che il composto riposi tra i quattro ed i sei giorni, ovvero il tempo necessario a completare correttamente la fermentazione stessa.

 

Imbottigliamento

Una volta terminata la fermentazione, non resta che eseguire l’ultimo passo: l’imbottigliamento. A fermentazione completata, infatti, la bevanda dovrà essere imbottigliata con un’apposita tappatrice.

 

 

Quanti tipi di birra esistono?

Riuscire a catalogare la multitudine di birre presenti al mondo è davvero un’impresa quasi impossibile. Di certo la classificazione che trova maggior impiego è quella che si riferisce al tipo di lievito utilizzato e quindi al tipo di fermentazione. Partendo da questa considerazione possiamo dividere le birre in tre grandi classi:

Ale: sono prodotte con i lieviti della specie Saccharomyces cerevisiae e seguono un processo ad “alta fermentazione” che predilige temperature elevate. È il procedimento più antico che rimane tuttavia ancora profondamente radicato specie nella cultura brassicola anglosassone e fiamminga.

Lager: sono prodotte con i lieviti della specie Saccharomyces carlsbergensis e seguono un processo a “fermentazione bassa” che predilige temperature basse. Il procedimento industriale è più recente ma garantisce una maggior stabilità e ripetibilità, permettendo a queste birre di essere oggidi gran lunga le più diffuse sul mercato.

Lambic: sono prodotte esclusivamente in una regione del Belgio meridionale, dove il mosto è esposto a lieviti indigeni selvatici, come il Brettanomyces bruxellensis; il processo si sviluppa seguendo una “fermentazione spontanea”, che conferisce a queste birre caratteristiche uniche al mondo.

Altre classificazioni di birre vedono: la Pils e la Bitter. La tipologia che attualmente va per la maggiore in Germania è detta Pils o Pilsener. Questo perchè originaria della città di Pilsen, in Boemia. Attualmente le Pils più classiche sono prodotte in Germania ed hanno un colore oro pallido. Di tanto in tanto possono avere anche dei riflessi verdastri. Le Pils hanno un perlage finissimo, schiuma persistente e aroma inconfondibile. Grazie all’abbondante luppolatura, che dà a questo tipo di birra un piacevole retrogusto amarognolo, le Pils risultando decisamente dissetanti. Le Bitter, invece, rappresentano la bevanda nazionale Inglese. Il primo approccio con questa birra non è mai facile, a causa del sapore forte e dei luppoli particolarmente amari impeigati. In Italia la Bitter ha fatto il suo ingresso da poco, ma ha già un buon seguito, nonostante gli italiani preferiscano sapori più morbidi. Il colore è rame scuro e in alcuni casi presenta sfumature che vanno dall’ambrato al bronzo. La schiuma è solitamente poco persistente.

E le gradazioni? Che differenze ci sono fra birre doppio malto, light, ecc?

Anche la gradazione alcolica rappresenta una suddivisione per le birre. Innanzitutto è bene precisare che il grado alcolico è misurato solitamente in percentuale di alcol sul volume della bevanda (“titolo alcolometrico volumico”), o in funzione della quantità di zuccheri fermentabili (presenti nel mosto prima della fermentazione e misurato in gradi Plato).

La legislazione italiana prevede le seguenti categorie:

  • birra doppio malto: oltre 14,5 gradi Plato
  • birra speciale: oltre 12,5 gradi Plato
  • birra: oltre 10,5 gradi Plato e titolo alcolometrico volumico superiore a 3,5%
  • birra leggera o light: grado Plato compreso tra 5,0 e 10,5 e titolo alcolometrico volumico compreso tra 1,2% e 3,5%
  • birra analcolica: grado Plato compreso tra 3,0 e 8,0 e titolo alcolometrico volumico inferiore a 1,2%

 

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